n. 96 del 2 settembre 2018

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LETTERA DEL PARROCO

Cari amici di Mussotto, Piana Biglini e Scaparoni,

l’impostazione del nostro bollettino, o meglio foglio di collegamento, permette di avere con voi il rapporto confidenziale della lettera di un fratello maggiore.

Una giornata di Luglio di metà estate: 8 persone alla Messa del pomeriggio. Alle 7, 30 uno sconosciuto entra a pregare, alla sera alle ore 22, un giovane a braccia aperte si ferma a lungo davanti al Santissimo.
Sotto il porticato passano molte persone. Alcuni giovani si “stravaccano” sui sedili di legno, ma nessuno entra nella Chiesa aperta, anche solo per un saluto fugace al Signore.

Domenica 22 Luglio. E’ sera e come preparazione al viaggio in Polonia, leggo le lettere di Etty Hillesum che muore nel 1943 nel campo di concentramento di Auschwitz, che visiterò con altri parrocchiani in Agosto.
Gli occhi si riempiono di lacrime. Vi riporto un brano di una sua lettera, una preghiera bellissima. Non dimenticate: si trova in un campo di Concentramento. “La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera……Tutta la mia vita è un grande colloquio con te. Forse non diventerò mai una grande artista come in fondo vorrei, ma mi sento già fin troppo al sicuro in te, mio Dio.
Accadono proprio dei miracoli in una vita umana, la mia vita è una catena di miracoli interiori, fa bene poterlo dire a qualcuno”.

L’anno scorso, il consiglio pastorale della parrocchia, aveva indicato come motivo conduttore dell’anno, il motto: “La ricerca di Dio fiorisce dal desiderio di incontrarlo”.
Ma perché è cosi difficile questa ricerca? La risposta più convincente, la suggerisce il Salmo 48: “L’uomo nel benessere non comprende, è come gli animali che periscono”.
Il filosofo Tedesco Nietzsche scriveva nel 1880: “ Tra coloro che vivono oggi in Germania, lontani dalla religione, trovo un gran numero di persone nelle quali l’operosità ha spento, di generazione in generazione, gli istinti religiosi, cosicchè esse non sanno più quale sia l’utilità delle religioni. Questa brava gente si sente già largamente assorbita, sia dai propri affari che dai propri piaceri: pare che non resti per loro tempo alcuno per la religione”.
Questo pensatore e scrittore dopo i 16 anni non ha mai messo i piedi in Chiesa, ateo convinto, ma descrive una realtà di ieri ma per noi così attuale.

In questo ferragosto 2018 siamo stati tutti profondamente scossi dal disastro della caduta del ponte di Genova, con un bilancio di morti, feriti e sfollati impressionante. Sono eventi dolorosi i cui responsabili forse non saranno mai condannati.

Desidero richiamare alla vostra memoria la vicenda di quei 12 ragazzi della Thailandia, intrappolati in una caverna e per fortuna salvati.
Ho ancora davanti agli occhi le immagini delle loro madri in preghiera continua per giorni e notti davanti a quella caverna.

La nostra Chiesa nelle Domeniche estive è stata deserta e priva della presenza di ragazzi e giovani.
I catechisti nell’ultima riunione hanno rimarcato una costante caduta di presenze alla Messa domenicale dei nostri ragazzi.
Nelle nostre case non si prega più, eppure nei ragazzi in modo particolare i più piccoli, permane questo desiderio, come ho potuto notare nella preghiera del mattino di “estate ragazzi”.
All’ingresso della Chiesa trovate sempre dei fogli con le preghiere tradizionali. Se viene meno la preghiera è la stessa fede ad essere in pericolo, ve lo dico con sofferta convinzione, per non cedere a falsi ottimismi. Dopo la pausa estiva riprendiamo con fiducia il cammino dei vari gruppi: la costanza e la perseveranza nelle varie iniziative in cui si esprime la vita della comunità, lasciano sempre il segno; è più facile abbandonare che resistere.

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