Domenica 17 dicembre 2017 IIIa° DOMENICA DI AVVENTO

Isaia 61,1-2.10-11; Salmo Luca 1,46-50.53-54; 1Tessalonicesi 5,16-24; Giovanni 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Chi sei tu?». Egli confessò e non negò, e confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Che cosa dunque? Sei Elia?». Rispose: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Rispose: «No». Gli dissero dunque: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Giovanni l’evangelista riferisce alle comunità cristiane formatesi dopo la morte di Gesù e che raccoglievano anche discepoli e ammiratori di Giovanni il Battista, che egli stesso dichiarò di non essere il Cristo, l’Unto di Dio, ma di avere “solo” il compito di prepararne la venuta e, battezzando con acqua, invitare chi lo voglia a pulirsi da tutto ciò che impedisca di accogliere il vero Cristo, colui che non solo vivrà pienamente la volontà di Dio, ma potrà aiutare chi l’accoglierà a seguirne le orme. Accogliamo l’invito di Giovanni alla conversione.

Un pensiero per riflettere

Giovanni non si appartiene, non è (e non vuole essere) al centro della scena; egli indica un altro: il Signore. È un modo di concepirsi e di vivere ben lontano dalle abitudini usuali di chi si mette al centro della scena. È questa la vocazione del discepolo, e anche la sua gioia. (Vincenzo Paglia)