Sabato, 16 dicembre 2017

Sir 48, 1-4. 9-11; Sal 79; Mt 17, 10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

Nell’attesa del Natale una delle figure che ci presenta ripetutamente la Parola di Dio è Giovanni Battista, che quindi va preso come modello di attesa. Il suo esempio è quello di chi vive profeticamente e riesce a fare gesti radicali di coerenza, ma anche annunciare senza paura che un mondo migliore è possibile, che un Renato migliore è possibile, che una Giovanna migliore è possibile. Proviamo ad ascoltare la Parola di Dio attraverso la lettura di essa, ma anche attraverso i profeti di oggi ed anche attraverso le persone che ci amano.

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Forse quando il dolore è immenso, non siamo capaci di dire nemmeno una parola, possiamo solo restare muti, presentarci solo vuoti e come bruciati. Ma proprio questo offrirsi vuoti e senza parole sarà l’espressione della nostra abissale fiducia, che da sé non aspetta nulla, da Dio però tutto […]. Nella fede fiduciosa il dolore non si lascia «spiegare», si lascia però – e questo è ciò che importa – superare! (Dietrich Bonhöffer)