Mercoledì, 2 maggio 2018

At 15,1-6; Sal 121; Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Questo brano è anche un forte richiamo all’unità. Unità in Gesù Cristo, unico fondamento del cammino cristiano e comunitario. Spesso però si confonde unità con uniformità e si confonde il dissenso con la divisione. In questi giorni in cui leggiamo anche gli Atti degli apostoli dovremmo capirlo bene. Non c’era uniformità. C’era dibattito acceso, ma sempre per essere più fedeli a Gesù e al suo Vangelo. Stiamo attenti a non rinunciare mai al confronto tra noi, all’interno del cammino comunitario, sentendoci sempre uniti dalla fese e dalla fiducia in Gesù, ma lasciando soffiare lo Spirito dove e come vuole attraverso tutti i fratelli che camminano insieme.

UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE È necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è “altro” da noi. (Nilde Iotti)