Venerdì, 16 marzo 2018

Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Il Gesù in cui crediamo è vero uomo e vero Dio. E’ un mistero. Lo si può interpretare in vari modi, ma non negare. Ha vissuto la vita di un uomo vero, con tutte le sue difficoltà e in tutte le sue fasi. Allo stesso tempo in lui Dio era talmente presente, era un tutt’uno con lui, da essere lui stesso Dio e avere in sé la forza, la potenza, la capacità d’amare di Dio stesso. Questo dualismo perfetto ed equilibrato lo rende così vicino a noi e così capace di trasformare anche la nostra stessa vita in proporzione che aderiamo alla sua.

OGGI: UN PROPOSITO UN’ INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Il cristiano preferirà sempre essere incudine piuttosto che martello, derubato che ladro, ucciso che uccisore, martire che tiranno. (Francesco di Sales)