Sabato 1 settembre 2018

1Cor 1,26-31; Sal 32; Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Forse oggi capita più spesso che chi ha molti talenti li nasconda o per lo meno cerchi di usarli solo per il proprio interesse, il chè peggiora ulteriormente la situazione presentata da Gesù nella parabola. Infatti, soprattutto seguendo negli ultimi anni dei gruppi giovanili parrocchiali, ho notato che molti giovani talentuosi, almeno a livello umano, hanno paura a mettersi in gioco con gli altri, penso per paura di perderci qualcosa oppure perchè pensano di non poter ricevere nulla dagli altri. Questa “malattia” molto presente nel nostro tempo fra noi adulti, purtroppo si è diffusa anche a livello giovanile: pensiamo che la felicità derivi dall’usare i talenti per ricevere il più possibile invece di pensare che è nel donarsi che si valorizza il talento e si dà senso e gioia piena alla vita.

Un sacerdote in una predica mi ha aperto gli occhi su questo pensiero. Commentava dicendo che ciò che si dona continua a vivere attraverso chi ha ricevuto il dono, mentre ciò che si tiene per sé muore con noi.

UN PROPOSITO UN’INTERCESSIONE UN GRAZIE UN PERDONO

UN PENSIERO PER RIFLETTERE Ciò che siamo è il dono che Dio ci ha fatto. Ciò che diventiamo è il dono che noi facciamo a Dio. (André Maurois)