Lunedì 23 ottobre 2017

Rm 4,20-25; Cant. Lc 1,69-75 Lc 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Quando Gesù parla in parabole l’insegnamento non sta nel prendere alla lettera l’esempio utilizzato, ma nel riuscire a cogliervi il significato del regno di Dio che egli sta annunciando. Così non si deve pensare che Gesù non voglia che ci si riposi o che ci si diverta, oppure che sia contrario ad avere dei risparmi. Queste cose vissute in modo equilibrato hanno un loro senso. Piuttosto, l’esempio ci invita ad accumulare tesori da spendere per il regno di Dio e non solo per noi stessi. Se lavorare e impegnarci chiude il nostro cuore a Dio (e quindi ai fratelli) allora attenzione, è una strada sbagliata.

Un pensiero per riflettere: Chi prega riceve grandi doni dalla sua preghiera, prima ancora di ricevere quello che chiede. La preghiera calma i turbamenti dell’anima, assopisce la collera, scaccia la gelosia, spegne la cupidigia, diminuisce e inaridisce l’attaccamento ai beni di questa terra, procura allo spirito una pace profonda. (Giovanni Crisostomo)