n.92 del 01 novembre 2017

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Lettera del parroco

Cari amici di Mussotto, Piana Biglini e Scaparoni.

La Festa dei Santi è per tutti un tempo favorevole per riflettere sulla nostra esistenza, nel suo trascorrere veloce e inesorabile verso il  termine, nella consapevolezza che non si è mai preparati per il grande balzo verso l’Eterno.

Portiamo un mazzo di fiori sulla tomba dei nostri cari, uno sguardo fugace alle altre tombe, per verificare  se sono meglio adornate della nostra. Una preghiera rapida, la partecipazione alla Messa nel Camposanto tra mille distrazioni… e domani è un altro giorno e tutto come prima.

Quanto sono reali le parole di S. Agostino: “Temo che il Signore passi invano” e la porta del mio cuore continui rimanere chiusa.

 

Ho pensato di proporvi le 5 vie verso la Santità di S. Giovanni Crisostomo (4 sec.), perché sono percorribili per tutti, e non richiedono particolari rinunce, sacrifici, ma  di essere attenti all’oggi, alle situazioni normali del nostro vivere. Cercherò solo di aggiornarle.

 

La prima è quella della condanna dei propri peccati. Confessa per primo il tuo peccato e sarai giustificato (Is. 43,25-26); la stessa verità è affermata dal Salmo 31: “Confesserò al Signore le mie colpe, e tu hai rimesso la malizia del mio peccato”.

All’inizio di ogni Eucaristia noi rinnoviamo lo stesso invito, con quelle parole forti: “Ho molto peccato, in pensieri, parole, opere ed omissioni”. La difficoltà ad accostarci al Sacramento della Misericordia, la Confessione, ha qui la sua radice nascosta: ma che male ho fatto io e ci si autoassolve.

 

La seconda via: non ricordare le offese ricevute, non lasciare tramontare il sole sulla nostra ira, non covare la vendetta nel nostro cuore, “quel te la faccio pagare appena se ne presenti l’occasione”.

Gesù è stato chiaro; pur proclamando la misericordia infinita del Padre verso di noi, pone una condizione che ritengo molto impegnativa: “ se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste  perdonerà anche a voi”; parole collocate subito dopo il Padre Nostro, per sottolineare: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Quasi a ricordare: sono stato chiaro!!.

 

La terza via è quella della preghiera fervorosa e ben fatta che proviene dall’intimo del cuore.

Oggi si prega poco, sia a livello personale che comunitario. Siamo divorati dalla fretta, dalle molte cose a cui attendere. Eppure, se sono vere le inchieste e le ricerche sociologiche, tutte concordano nell’affermare che sono molte le ore perse davanti alla Tv,o con il telefonino e così via.

La nostra Chiesa è sempre aperta, ma sono pochi quelli che vi entrano per una breve sosta.

E poi il crollo della presenza alla Messa domenicale: siamo in tutta la diocesi al 20%.

 

La quarta via è quella dell’elemosina, proposta dal Santo nella sua dimensione più concreta: dare un aiuto al fratello in difficoltà. “Colui che ha detto: “Questo è il mio Corpo”, confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare. (Mt 25). Il Corpo di Cristo che sta sull’altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.

A queste parole di S. Giovanni, mi permetto di aggiungere quelle del filosofo Bacone: il denaro è come il letame, se non è sparso non serve.

 

La quinta via è quella dell’umiltà. Qui una citazione è d’obbligo e viene espressa in modo forte dall’Apostolo Paolo: “ Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù… non ritenne un privilegio l’essere Dio, ma umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”. Ritengo che l’umiltà sia la virtù più difficile da vivere. E’ innato in noi il desiderio di primeggiare, sia nel mettere in evidenza i nostri talenti o peggio, nel nasconderli dietro il mantello di una falsa umiltà, quintessenza della superbia.

S.Ignazio di Antiochia (II Sec.): “Coloro che mi lodano, mi flagellano. Ho bisogno d’umiltà, con la quale si sconfigge il principe di questo mondo”.

Conclusione del Santo: non stare dunque senza far nulla; ogni giorno cerca di avanzare per queste vie, perché sono facili e tutti possono percorrerle.

Proviamoci finchè siamo in tempo perché “non conoscete né il giorno e né l’ora in cui il Signore viene”, a chiamarci.

Don Franco